Pagine

giovedì 26 gennaio 2012

I "prestiti creano i depositi". I principi della moneta endogena e le basi del funzionamento del sistema del credito (prima parte)

Ricevo da un lettore il seguente articolo che pubblico volentieri.

 
I "prestiti creano i depositi". I principi della moneta endogena e le basi del funzionamento del sistema del credito (prima parte)

Quando gli studenti iniziano un corso di economia monetaria post-keynesiana, le loro menti sono talmente distorte dalla fallacia neoclassica dell’offerta di moneta esogena che trovano difficile capire anche la storia più semplice riguardo alla moneta endogena determinata dalla domanda. (Lavoie 2000, pag. 1) Marc Lavoie inizia il suo scritto A Primer on Endogenous Credit-Money (2000) con questo incipit, e mi è sembrato perfetto per iniziare un articolo sui principi basilari della moneta endogena, in quanto, per diversi motivi (in primis l’insegnamento accademico a senso unico, più altri fattori storici che esulano dal contenuto di questo articolo), è veramente difficile far capire i principi basilari della natura endogena della moneta e il principio base del sistema del credito a chi ha in testa il modello monetarista. In quest’articolo, cercherò di utilizzare solo fonti provenienti da scritti di economisti ortodossi. Per quanto i principi base di cui si parlerà siano dati per ovvi dalla maggior parte delle scuole Post-Keynesiane e anche dai cosiddetti insider (operatori di Banche Centrali o semplici banchieri), ho scelto di utilizzare solo fonti ortodosse per via della loro maggiore credibilità agli occhi del lettore medio.#1

Per prima cosa chiariamo cosa s’intende, in questo testo, per esogeno ed endogeno. Sono variabili esogene quelle che sono sotto il controllo dell’autorità monetaria e variabili endogene quelle che l’autorità monetaria non controlla direttamente. Perciò, saranno esogeni i tassi d’interesse a breve termine e sarò endogena la quantità di riserve bancarie presenti nel sistema bancario.



Le riserve bancarie e il loro ruolo nel sistema monetario

Le riserve bancarie (in inglese reserve balances), altrimenti dette base monetaria o moneta di banca centrale sono quella forma di mezzo di pagamento che sta al vertice della gerarchia monetaria. Rientrano nel computo della base monetaria le banconote e le riserve bancarie le quali sono una forma di moneta elettronica emessa dalla Banca Centrale.

Le banche commerciali detengono riserve bancarie per due motivi principali:

1) Il regolamento dei pagamenti nel mercato interbancario;

2) Soddisfare la riserva obbligatoria dove richiesta (molti paesi come per esempio Canada, Regno Unito o Svezia hanno una riserva obbligatoria pari a 0);#2


1. Il regolamento dei pagamenti nel mercato interbancario


Nella letteratura tecnica le riserve bancarie vengono sempre più spesso chiamate “settlement balances” piuttosto che “reserve balances”, proprio perché il ruolo ultimo è la finalizzazione dei pagamenti. Come spiega bene il Committee on Payment and Settlement Systems (2003b, p. 4) della BIS:
"Sebbene la Banca Centrale agisca da istituzione di regolamento da molto tempo, in molti casi questo ruolo richiede solo che la Banca Centrale regoli la posizione netta, relativamente bassa, delle banche commerciali, risultante da una procedura di compensazione. Inoltre, questo avviene una sola volta al giorno, alla fine della giornata. Ma con l’introduzione di sistemi più moderni e sicuri per far fronte al sostanziale aumento del valore [delle transazioni, ndt] dei sistemi di pagamento e in particolare con l’adozione diffusa di sistemi di regolamento lordo in tempo reale (RTGS), dove ogni pagamento è regolato in tempo reale durante il giorno, le banche centrali e la moneta di banca centrale sono arrivate ad assumere un ruolo più ampio e più attivo. (2003b, p. 4)"
Le riserve bancarie sono, infatti, il mezzo monetario tramite il quale le banche commerciali finalizzano i pagamenti a favore delle controparti, sia che si tratti della stessa Banca Centrale, sia che si tratti di apparati della Pubblica Amministrazione sia che si tratti di istituti di credito.

Nel primo caso prendiamo in considerazione per esempio il rimborso da parte di una banca commerciale di un prestito ottenuto dalla Banca Centrale. In questo caso la transazione avviene tramite la cancellazione di riserve bancarie dal conto della banca commerciale (nei libri contabili della Banca Centrale, nel bilancio si trovano nella parte Passività). L’eliminazione di riserve bancarie avviene anche quando, per esempio, la Banca Centrale “assorbe liquidità”, ovvero ritira le riserve bancarie presenti nel sistema bancario, in eccesso a livello aggregato, tramite operazioni chiamate genericamente di mercato aperto, anche se in base al quadro istituzionale in cui agiscono le Banche Centrali, esse prendono nomi differenti e sono implementate in maniera differente (la differenza tra sistemi overdraft e sistemi asset-based verrà approfondita in un altro articolo). Per eccesso di riserve bancarie s’intende l’ammontare di riserve bancarie che superano il numero di riserve che occorrono per soddisfare la riserva obbligatoria e le esigenze giornaliere (per paura di incorrere in un costoso scoperto overnight in Banca Centrale, le banche di solito mantengono un tot di riserve bancarie in più per prevenire la possibilità di dover fare pagamenti inaspettati). Ogni transazione tra la Banca Centrale e gli istituti di credito e di deposito cambia l’ammontare di riserve bancarie presenti nel sistema bancario.

Nel secondo caso invece possiamo prendere in considerazione, ad esempio, il pagamento delle tasse da parte dei clienti della banca, infatti, in questo caso la banca commerciale trasferisce le riserve bancarie che ha nel proprio conto, al conto del Tesoro. Dal momento che il conto del Tesoro è nella parte Passività del bilancio della Banca Centrale, anche ogni transazione tra il Tesoro e le banche commerciali cambia l’ammontare di riserve bancarie presenti nel sistema bancario, non a caso ogni spostamento di fondi tra le due controparti (il Tesoro e le banche commerciali) crea un problema per la Banca Centrale.#3

Nel terzo caso invece possiamo prendere ad esempio una situazione in cui il cliente A della banca A, fa un pagamento nei confronti del cliente B della Banca B. In questo caso la Banca A trasferisce le proprie riserve bancarie in favore della Banca B. Dato che questa è una transazione orizzontale, da banca a banca, l’ammontare di riserve bancarie non cambia ma viene solo trasferita la posizione (dal conto in Banca Centrale della Banca A al conto in Banca Centrale della Banca B).

In realtà vi sono molti altri aspetti su cui discutere riguardo all’ultimo caso, in quanto sono sempre più diffusi sistemi di compensazione offerti da imprese private, in cui non vi è nessun trasferimento di fondi, ma a fine giornata debiti e crediti vengono compensati. In ogni caso, come ricorda la Bundesbank, “le banche non accettano moneta di banca commerciale nelle transazioni interbancarie, ma in definitiva pretendono che le loro richieste di rimborso siano regolate tramite moneta di banca centrale” (Deutsche Bundesbank, 1994, p. 46). Non c’è dubbio quindi che il ruolo ultimo delle riserve bancarie sia quello di rendere sicuro e stabile il sistema dei pagamenti nazionale (e internazionale), evitando che i pagamenti vengano regolati tramite promesse di pagamento di agenti privati. Difatti, ogni banca commerciale emette il suo mezzo di pagamento tramite il quale gli agenti non-banca (famiglie e imprese) possono regolare le proprie relazioni di debito-credito ma ciò che non si vede in superficie è, appunto, la finalizzazione che avviene nel mercato interbancario in seguito ai molteplici e continui ordini di pagamento da parte dei clienti delle banche commerciali. Il principio che guida l’attuale sistema dei pagamenti è dunque la gerarchia monetaria che vede al vertice la moneta di Banca Centrale.


2. La riserva obbligatoria


"Attualmente, l’opinione dominante è che il principale scopo della riserva obbligatoria sia quello di facilitare il controllo dei tassi d’interesse a breve termine. Questo effetto stabilizzatore funziona in due modi. Primo, se la riserva obbligatoria è fissata al di sopra della domanda di riserve bancarie, la quale fluttua di giorno in giorno, essa stabilizza la domanda di riserve. Secondo, se la riserva obbligatoria dev’essere mantenuta in media rispetto a un periodo di mantenimento, essa fornisce uno strumento di tamponamento contro gli shock transitori [causati dai] fattori autonomi. (Bindseil 2007)"
Così Ulrich Bindseil (2007), operatore della BCE, spiega l’attuale funzione della riserva obbligatoria (se ci sarà tempo per un excursus storico sull’argomento, vedremo che in realtà è più o meno sempre stato questo il suo ruolo, anche ai tempi in cui Milton Friedman e i monetaristi avevano un certo seguito a livello istituzionale). Lo stesso punto è confermato dalla stessa BCE nel documento The Monetary Policy of ECB (2011, pag. 101) in cui si spiega: "La prima funzione chiave del sistema di riserva minima è quella di stabilizzare i tassi d’interesse nel mercato. […] Una seconda importante funzione assegnata al sistema di riserva minima è l’ampliamento della carenza strutturale di liquidità nel sistema bancario. La necessità per gli istituti di credito di detenere riserve con le proprie BCN [Banche Centrali Nazionali, ndt] contribuisce ad aumentare la domanda del credito della Banca Centrale rendendo, a sua volta, più semplice per la BCE manovrare i tassi del mercato monetario tramite regolari operazioni d’immissione di liquidità. (ECB 2011)"
È chiaro che la riserva obbligatoria agisce dunque come strumento per il mantenimento del tasso prefissato dalla Banca Centrale, oltre alle operazioni di mercato aperto e alle operazioni su iniziativa delle controparti. Non è detto che sia uno strumento necessario, come confermano i vari casi di Banche Centrali che non la richiedono, ma le due più importanti Banche Centrali, ovvero la FED e la BCE richiedono il mantenimento di una riserva minima, attualmente molto bassa, con una differenza importante, la prima concede alle banche la possibilità di inserire nel computo della riserva obbligatoria anche la moneta fisica detenuta (le banconote), mentre la seconda, la BCE, non lo permette.#4

Dunque le banche commerciali detengono riserve bancarie sostanzialmente per finalizzare i pagamenti con le controparti nell’interbancario, e la stessa riserva obbligatoria è uno strumento che si inserisce appieno in questa logica. Tornando però al discorso iniziale sulla differenza tra endogeno ed esogeno e sul perché la spiegazione ortodossa da libro di testo sia profondamente sbagliata, è necessario capire la natura difensiva delle operazioni della Banca Centrale. Avendo come obiettivo il mantenimento di un tasso d’interesse, la Banca Centrale non può scegliere la quantità di riserve bancarie che emette nel sistema bancario. Il modello ortodosso assume che vi sia il controllo dell’offerta di riserve bancarie da parte dell’autorità monetaria, invece la causalità è del tutto inversa, ed è proprio la domanda di queste che causa l’offerta di riserve bancarie. Sia l’esigenza di mantenere stabilità e sicurezza nel sistema dei pagamenti nazionale, sia la necessità di fare in modo che vi siano abbastanza riserve bancarie affinché le banche commerciali riescano a soddisfare l’obbligo di riserva, fa in modo che la Banca Centrale accomodi sempre (dietro garanzia) la domanda di riserve bancarie. Non a caso, la Banca Centrale garantisce uno scoperto automatico ogni qualvolta le banche commerciali non hanno i fondi per far fronte ai pagamenti o alla riserva obbligatoria a fine giornata. Scoperti che possono essere giornalieri o notturni (overnight), l’ultimo dei quali risulta decisamente costoso per l’istituto che vi incorre. La ratio comunque è sempre e solo la stabilità dei sistemi di pagamento.

In questo senso, la quantità di riserve bancarie è una variabile endogena (lo è in maniera ancora più esplicita nei sistemi overdraft come quello europeo), e lo stock totale di base monetaria è endogeno, totalmente al di fuori del controllo della Banca Centrale. Questa affermazione è ancora più vera se si considera che l’emissione di banconote è considerato da tutte le Banche Centrali un fattore autonomo. La BCE per esempio, sempre nel documento rilasciato nel 2011 spiega che "alcuni tra i fattori autonomi non sono sotto il controllo delle autorità monetarie (“banconote in circolazione” e “depositi del governo”) (ECB 2011)". La stessa Bank of England in un documento del 1994, tiene a precisare quest’aspetto:
"Uno degli aspetti più controversi nel valutare il ruolo della moneta è la direzione della causalità tra moneta e domanda. I libri di testo assumono che la moneta sia esogena. È talvolta lanciata dagli elicotteri come nell’analisi di Friedman di una “pura” espansione monetaria, o la sua offerta è variata tramite operazioni di mercato aperto. Nel Regno Unito, la moneta è endogena – la Banca Centrale offre la base monetaria rispetto alla domanda al tasso d’interesse che prevale, e l’aggregato monetario ampio è creato dal sistema bancario. (Bank of England Quarterly Bulletin 1994)"
Ma non solo, la stessa BCE alla pagina Liquidity analysis
(#5) del suo sito riporta: "Gestione della liquidità da parte della Banca Centrale significa offrire al mercato l’ammontare di liquidità consistente con un livello desiderato di tassi d’interesse a breve termine. Questo viene ottenuto tramite operazioni di mercato aperto e richiede l’analisi e la previsione della situazione [in termini di] liquidità dell’Eurozona. (ECB)". Dunque la natura endogena dell’offerta di moneta è riconosciuta dalle Banche Centrali, in quanto l’obiettivo principale è quello di manovrare il tasso d’interesse a breve termine (e tramite il meccanismo di trasmissione anche gli altri tassi d’interesse). Se il lettore non fosse ancora convinto, partiamo da un altro punto di vista.
È bene chiarire che ogni operazione della Banca Centrale ha un effetto sul proprio bilancio e che alcuni fattori che determinano alcuni cambiamenti nel bilancio (e quindi nell’ammontare di riserve bancarie presenti nel sistema bancario) sono autonomi. Solitamente la spiegazione ortodossa è che la Banca Centrale influenza la base monetaria (sia banconote che riserve bancarie) tramite operazioni di mercato aperto. Vedremo che non è l’unico modo e che non è neanche il principale, tenendo sempre conto della natura difensiva delle operazioni della stessa. Di base un bilancio di una Banca Centrale appare in questa maniera:#6
ASSETS
LIABILITIES AND CAPITAL
Securities
Currency
Discount Loans
Reserve Balances
Gold and SDRs
Treasury Account
Coin
Foreign Accounts
Cash items in process of collection
Deferred availability cash items
Other Assets
Other liabilities

Le identità contabili date dalla natura della partita doppia sono:
A. Assets = Liabilities

B. Assets = Reserve Balances + Liabilities diverse dalle Reserve Balances

Ovvero, traducendo:

Riserve Bancarie = (Attività) – (Passività diverse dalle Riserve Bancarie)

Perciò in definitiva si ha che l’equazione delle riserve bancarie, ovvero ciò che influenza la quantità di esse, è data da:

Reserve Balances = (Securities) + (Discount Loans) + (Float) + (Other BC Assets) - (Currency) – (Treasury Account) – (Other BC Liabilities)

 
Analizzando questa equazione, basata sul bilancio della Banca Centrale e sul principio della partita doppia, notiamo che la quantità di riserve bancarie si può considerare come la differenza tra gli Asset della Banca e le Liabilities della stessa. All’interno di queste due variabili, abbiamo alcuni fattori che le Banche Centrali definiscono autonomi,#7 in altre parole non sotto il loro controllo. Le componenti principali dei fattori autonomi sono: banconote in circolazione, il conto del Tesoro e gli asset esteri netti (net foreign assets), più altri fattori autonomi (ECB 2011, pag. 112). La FED alla pagina del suo sito dedicata all’analisi del bilancio,#8 esattamente nel paragrafo “Factors Affecting Reserve Balances of Depository Institutions”, è ancora più chiara, e fornisce la possibilità di vedere mese per mese quali fattori hanno influenzato la quantità di riserve bancarie nel sistema. Se si analizza con attenzione, si nota che i maggiori elementi che danno vita a variazioni della quantità di base monetaria sono proprio quei fattori autonomi come le banconote in circolazione e il conto del Tesoro, nonché tutta una serie di movimenti del tutto collegati alle dinamiche dei sistemi di pagamento nazionali. Questo dimostra molto facilmente la natura endogena della moneta e la fallacia della spiegazione ortodossa (e sarà ancora più chiaro quando si analizzerà la differenza tra sistemi overdraft e sistemi asset-based). Allo stesso modo, la conferma arriva dagli operatori della FED di NY (quella che si occupa delle operazioni di mercato aperto). Nelle parole di Sandra Krieger (2002): "L’obiettivo fondamentale del Trading Desk [della FED di New York] è chiaro: gestire il tasso d’interesse overnight [federal funds rate] in maniera che si avvicini al [si scambi nel mercato interbancario, ndt] tasso fissato dal Comitato Federale del Mercato Aperto (FOMC). Naturalmente, questo significa che il Desk vuole che il tasso overnight sia strettamente correlato il più possibile al tasso fissato, per il maggior tempo possibile […] La visione tipica del libro di testo è che il Trading Desk compri e venda titoli in risposta a politiche di alleggerimento e stretta. Nella prospettiva del Desk, in ogni caso lʼequilibrio domanda-offerta è in primis una funzione della domanda di riserve richieste la quale è quasi completamente insensibile a piccolo variazioni nella politica [monetaria]; (2002)" e di Marvin Goodfriend (2002): "Nella pratica attuale, il FOMC annuncia un obiettivo per il tasso overnight e ordina al Trading Desk alla FED di New York di utilizzare le operazioni di mercato aperto per garantire la quantità di riserve e banconote che l’economia domanda al tasso overnight [che coincida con il tasso overnight di riferimento, ndt] (2002, p.2)"
È utile citare un estratto da un documento edito dalla Banca del Canada, il cui autore è Charles Freedman, Deputy Governor della Banca del Canada per più di trent’anni, che afferma:
"Solitamente la maggior parte della ricerca accademica trattava la moneta (base monetaria) come uno strumento esogeno di politica [monetaria], sotto il controllo della Banca Centrale. Questo risultava irritante per alcuni di noi funzionari di Banca Centrale, sia perché lo strumento di politica [monetaria] è sempre stato il tasso d’interesse a breve termine, e sia perché tutti gli aggregati monetari (oltre alla base monetaria) sono sempre stati e rimangono endogeni. In anni recenti, sempre più studiosi, specificando i loro modelli, hanno trattato il tasso d’interesse a breve termine come lo strumento di politica monetaria, aumentando così l’utilità pratica delle loro analisi riguardo il nostro pensiero […] (2003)"
L’analisi della letteratura tecnica sull’implementazione della politica monetaria rivela dunque quanto la spiegazione ortodossa da libro di testo sia profondamente sbagliata. Attualmente le Banche Centrali (ma lo hanno sempre fatto) agiscono sui tassi d’interesse a breve termine, lasciando che la quantità di riserve bancarie sia del tutto endogena, oltre che soggetta a fattori autonomi. Fattori autonomi che nella letteratura ortodossa da libro di testo neanche esistono, dato che l’assunzione basa dell’ortodossia è che l’autorità monetaria controlla l’offerta di moneta secondo uno schema tipicamente monetarista. L’aspetto paradossale purtroppo è che le Banche Centrali hanno abbandonato ufficialmente tale modello vent’anni fa (e nella pratica non l’hanno mai utilizzato appieno), passando a un’implementazione legata alla regola di Taylor, quel modello teorico che viene talvolta definito New Consensus Model. Prima o poi anche i libri di testo mainstream come il Blanchard o il Mankiw ci arriveranno.

Nella prossima parte vedremo che non è endogena solo la base monetaria, ma lo è anche quello che la Bank of England chiama “l’aggregato monetario ampio”, ovvero la moneta emessa dalle banche commerciali tramite i prestiti. Vedremo anche che il tipico modello del moltiplicatore monetario basato sul frazionamento delle riserve bancarie (chiamato anche riserva frazionaria) è un modello teorico semplicistico nella pratica inesistente, e che l’assunzione da libro di testo “i depositi creano i prestiti” va del tutto capovolta, dal momento che la realtà è ed è sempre stata “i prestiti creano i depositi”.


#1 Non è, infatti, raro incappare in uno che dia dello sconosciuto a Basil Moore ma si fidi ciecamente di Greg Mankiw, come non è raro incappare in persone che reputano il loro libro di testo una sorta di libro sacro, dimostrando una pesante ignoranza oltre che ingenuità in termini di teorie economiche e di storia delle teorie economiche nonché di studio della letteratura ufficiale.
#2 Così dice la stessa FED di New York: http://newyorkfed.org/aboutthefed/fedpoint/fed15.html #3 http://www.ecb.int/mopo/liq/html/treas.en.html
#4 http://www.federalreserve.gov/pubs/feds/2007/200754/200754pap.pdf (pag. 41)
#5 http://www.ecb.int/mopo/liq/html/index.en.html
#6 Il bilancio è scritto in inglese per facilitare la ricerca nei siti, oramai pressoché tutti in inglese. L’analisi del bilancio è presa da Scott Fullwiler (2003)
#7 http://www.ecb.europa.eu/paym/groups/pdf/mmc/gItem3_Autonomous_factors.pdf?c318174872344edf86f94decf208e1c0
#8 http://www.federalreserve.gov/monetarypolicy/bst_fedsbalancesheet.htm


FONTI (esclusa la webgrafia presente nelle note)

Bank of England Quarterly Bulletin, (1994)

Bindseil Ulrich and Nyborg Kyell. “Monetary Policy implementation: a European Perspective”, NHH Department for Finance and Management, (2007)

Committee on Payment and Settlement Systems (2003b), “The Role of Central Bank Money in Payment Systems”, Basle: Bank for International Settlements

Deutsche Bundesbank (1994), “Recent trends in the Deutsche Bundesbank’s cashless payments”, Monthly Report, 46 (8), 45–61.

ECB, The Monetary Policy of ECB (2011)

Freedman, Charles. “Reflections on three decades at the Bank of Canada” Bank of Canada (2003)

Fullwiler, Scott T. “Timeliness and the Fed's Daily Tactics,” Journal of Economic Issue, (2003)

Goodfriend, Marvin. “Interest on Reserves and Monetary Policy” FRBNY Economic Policy Review (2002)

Krieger, Sandra. “Recent Trends in Monetay Policy Implementation: A view from the Desk” FRBNY Economic Policy Review (2002)

Lavoie, Marc.“A primer on endogenous credit-money”, in L.P. Rochon and S. Rossi (eds), Modern Theories of Money, Edward Elgar, (2003, pp. 506-543).

3 commenti:

  1. Per prima cosa grazie per questo articolo così chiaro e preciso. Intanto mentre aspetto la seconda parte per finire di capire il modello del moltiplicatore monetario basato sul frazionamento delle riserve bancarie, vorrei farti due domande:

    1- ...Una seconda importante funzione assegnata al sistema di riserva minima è l’ampliamento della carenza strutturale di liquidità nel sistema bancario...

    Dato che adesso ci troviamo con un problema di liquidità, perché Draghi ha abbassato la riserva dal 2% al 1% invece di alzarla (per es.) al 4% ?

    Magari con riserva al 4% la Banca Centrale non avrebbe dovuto garantire uno scoperto automatico ogni qualvolta le banche commerciali non avessero avuto i fondi per far fronte ai pagamenti o alla riserva obbligatoria a fine giornata.

    2-Oppure Draghi pensando che "la quantità di riserve bancarie si può considerare come la differenza tra gli Asset della Banca e le Liabilities" e dato che le banche sono piene di cattive liabilities, abbia deciso di abbassare la riserva al 1% per aiutare le molte banche europee in difficoltà ?

    Grazie ancora.

    RispondiElimina
  2. un ultima cosa...quindi le banche hanno abbandonato il sistema di "riserva frazionaria" (stile sigonoraggista e simili) nel 1971 ed ufficialmente una ventina di anni fa ?

    ...L’aspetto paradossale purtroppo è che le Banche Centrali hanno abbandonato ufficialmente tale modello vent’anni fa (e nella pratica non l’hanno mai utilizzato appieno)...

    RispondiElimina
  3. Ma guarda Riccardo, è molto più semplice, anzi, ti riporto direttamente quello che hanno detto in BCE:

    To reduce the reserve ratio, which is currently 2%, to 1% as of the reserve maintenance period starting on 18 January 2012. As a consequence of the full allotment policy applied in the ECB’s main refinancing operations and the way banks are using this option, the system of reserve requirements is not needed to the same extent as under normal circumstances to steer money market conditions.

    ovvero, confermato nuovamente, la riserva obbligatoria serve per manovrare i tassi d'interesse. quando nel testo leggi la faccenda della carenza strutturale, significa che aumentando o diminuendo la riserva obbligatoria, la BCE (ma tutte le BC che la richiedono) sa qual è teoricamente l'ammontare di riserve di cui ha bisogno il sistema, sia per esigenze di liquidità legate ai sistemi di pagamento, sia per soddisfare la riserva obbligatoria.

    proprio per via dei problemi di liquidità, è stata diminuita, in modo tale che la stessa liquidità che le banche utilizzano per parcheggiare i soldi nel conto in BC (riserva obbligatoria) verrà utilizzata molto più tranquillamente nel mercato interbancario, possibilmente abbasando i tassi a cui si prestano, sempre nell'interbancario le banche. cioè per intenderci, dal momento che è diminuita la riserva obbligatoria, l'eventuale eccesso di riserve che si crea, è più facilmente prestato nell'interbancario.,

    il problema di liquidità è solo ed esclusivamente legato ai sistemi di pagamento interbancari, e agli enormi flussi che vanno dai paesi periferici ai big dell'europa. ma quello che dev'essere chiaro è che questa liquidità non si può "prestare all'economia reale", perché non significa nulla. infatti i giornali (e non solo) quando si lamentano che le banche non prestino i soldi della BCE ai clienti, dimostrano di non capire nulla di come funzionano i sistemi di pagamento.

    la riserva frazionaria come intesa dai signoraggisti e come intesa dai monetaristi da libro di testo non è mai esistita, è un modello che già nell'ottocento era rigettato, ma poi è riuscito fuori. Tobin lo spiega abbastanza bene qui, e l'articolo è del 1963:

    http://cowles.econ.yale.edu/P/cp/p02a/p0205.pdf

    RispondiElimina