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domenica 30 dicembre 2012

Il vero cretino è Monti

Mentre ascoltavo la conferenza stampa di Monti del 24 dicembre mi ha colpito una passaggio nel quale lo pseudo-professore ha affermato testualmente: "E' naturale che adesso la crescita economica in Italia non ci sia, ma questa è un'altra illusione veicolata a cittadini che si ritengono ancora cretini, mentre come diceva un ministro trent'anni fa' già allora "non tutti gli italiani sono cretini", diceva dibattendo con un ministro di un altro partito. Io credo che oggi quasi tutti gli italiani si rendano perfettamente conto di ciò che viene proposto loro. Come si fa a pensare che avendo dovuto fare interventi come quelli pesanti ai quali ciascun ministro qui presente ha dovuto collaborare, facendo riforme delle pensioni, mettendo tasse, rinunciando a trattamenti economici per i propri dipendenti anche in settori nevralgici della vita collettiva? Come si può pensare che la crescita potesse derivare da questo? La crescita ovviamente ne ha sofferto." Ascoltando queste parole mi sono sorte due domande. Ma chi veicolava ai cittadini queste illusioni li riteneva veramente dei cretini? Oppure era egli stesso così cretino da credere che interventi pesanti come quello sulle pensioni, aumenti delle tasse e riduzioni della spesa potessero generare la ripresa della crescita economica? 


Così mi sono andato a riprendere alcuni articoli che nel tempo ho salvato sul mio pc, in attesa del momento nel quale sarebbero potuti tornare utili alla causa. Tra questi ve ne sono almeno tre che si riferiscono direttamente alle affermazioni di Monti di cui sopra.
Il primo risale al febbraio 2012 (Monti: "Irlanda esempio che riforme dure servono a ripresa economica), quando il nostro pseudo-professore ricevette in visita il primo ministro irlandese. Nella conferenza stampa successiva affermava testualmente: "L’economia irlandese è una buona dimostrazione di quello che anche in Italia noi diciamo spesso ai cittadini e cioè che le misure di consolidamento di bilancio, le misure di rigore e le riforme strutturali possono essere difficili da affrontare e da sopportare nel brevissimo periodo ma poi generano effettivamente la ripresa della crescita economica." Rileggendo queste affermazioni mi sono chiesto. Ma chi veicolava ai cittadini queste illusioni li riteneva veramente dei cretini? Oppure era egli stesso così cretino da credere che interventi pesanti come quello sulle pensioni, aumenti delle tasse e riduzioni della spesa potessero generare la ripresa della crescita economica?
Il secondo articolo invece risale al dicembre 2011 (Il Governo taglia le stime del Pil) quando il governo Monti nel decreto Salva-Italia stimava che il Pil nel 2011 sarebbe cresciuto dello 0,6%, quello del 2012 sarebbe sceso soltanto dello 0,4%, nel 2013 un leggero aumento dello 0,3% e poi nel 2014 un aumento dell'1%. Per la cronaca il 2011 ha chiuso con un +0,4%, un errore dello 0,2% che sembra poco, ma se teniamo conto che la previsione è del dicembre 2011, ovvero quando manca soltanto un mese al termine, questo errore si traduce in un errore di previsione del 2,4% annuale, non male per uno pseudo-professore di economia. Il 2012 non è ancora terminato ma si stima un -2,3% circa contro una stima di un -0,4%, altro errore dell'1,9% in un anno. Vedremo il 2013 e 2014 ma qualcosa mi dice che la crescita attesa da Monti faticherà a realizzarsi e di nuovo mi sorgono due domande. Ma chi veicolava ai cittadini queste illusioni li riteneva veramente dei cretini? Oppure era egli stesso così cretino da credere che interventi pesanti come quello sulle pensioni, aumenti delle tasse e riduzioni della spesa potessero generare la ripresa della crescita economica?
Ed arriviamo al terzo articolo, che non riguarda lo pseudo-professore direttamente ma il suo sodale Alesina. Il quale in un articolo del Corriere della Sera del maggio 2011 (L'esempio inglese utile alla crescita) teorizzava proprio ciò che Monti avrebbe poi applicato da lì a qualche mese e scriveva nero su bianco: "Come è possibile che tagli di spesa favoriscano la crescita? I motivi sono almeno tre. Finanze pubbliche fuori controllo preoccupano imprenditori, consumatori e investitori. L'incertezza non aiuta l' attività economica. Stabilizzare le finanze pubbliche, quindi, ha un effetto di trascinamento positivo sugli investimenti e meno spesa pubblica significa più investimento privato. Secondo, per i Paesi Ocse i livelli di tassazione sono ormai così elevati che la riduzione di spesa segnala agli operatori che le imposte non aumenteranno ancor di più dando un altro stimolo positivo all' attività economica privata. Questi meccanismi sono particolarmente rilevanti in Paesi fortemente indebitati come il nostro ed in cui gli investimenti privati languono. Terzo, riduzione della crescita dei salari pubblici, in molti Paesi saliti più di quelli privati, aiuterebbero la competitività del Paese. Il ministro dell' Economia Giulio Tremonti fa benissimo quindi a tener duro sulla spesa e i ministri che lo criticano sono irresponsabili. Anzi, si dovrebbe esser piu aggressivi, dato che per il momento si è fatto soltanto il minimo indispensabile per evitare una crisi da debito: è già qualcosa, ma non basta. Tagliare la spesa e dare un segnale di svolta fiscale decisa significa anche dare uno stimolo alla crescita." E rileggendo per bene mi sono ancora una volta sorte due domande. Ma chi veicolava ai cittadini queste illusioni li riteneva veramente dei cretini? Oppure era egli stesso così cretino da credere che interventi pesanti come quello sulle pensioni, aumenti delle tasse e riduzioni della spesa potessero generare la ripresa della crescita economica?

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