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giovedì 9 febbraio 2012

Il fardello del debito (parte prima)

Traduzione del breve ma fondamentale articolo del 1961 di Abba P. Lerner dal titolo "The burden of debt".


Il fardello del debito (Abba P. Lerner)

"Ma senti", si lamentò la moglie del Rabbino, "quando una parte in causa ti ha esposto le sue ragioni tu le hai detto "hai proprio ragione" ma poi quando l'altra parte in causa ti ha esposto le sue ragioni tu hai detto nuovamente "hai proprio ragione", sicuramente non possono avere entrambe ragione!". Al che il Rabbino le rispose: " Tesoro, hai proprio ragione!".

I Sig.ri Bowen, Davis, e Kopf hanno mostrato (#1) che l'onere reale di un progetto che utilizzi risorse nel presente può essere addossato sulle generazioni future tramite il debito interno, data una particolare definizione di "generazione". E' allo stesso modo facile provare che tutti i politici siano economisti o che tutti gli economisti siano degli asini, data una particolare definizione di "economista". Ma anche se chiamassi zampa la coda di una pecora questo non trasformerebbe la pecora in un quintupede. La questione è ovviamente terminologica piuttosto che di sostanza. Ciononostante è di primaria importanza perchè la conclusione raggiunta da Bowen et al, anche se corretto secondo la propria definizione, si presta a fraintendimenti lasciando intendere quello che sembra voler dire in inglese come del resto insinuando che molti politici capiscono l'economia meglio degli economisti, molti, se non tutti, sono degli asini.

Bowen, Davis, e Kopf hanno assolutamente ragione quando sostengono che non c'è "assolutamente nulla" di sbagliato nel sostenere che l'onere reale del debito non può essere addossato alle generazioni future se esso è definito come "l'ammontare totale dei beni di consumo privati ai quali la comunità rinuncia nel momento in cui i fondi presi a prestito vengono spesi". Ma il Presidente Eisenhower "appare convinto che i costi dei progetti pubblici finanziati dal debito posso essere fatti ricadere sulle generazioni future". Come il Rabbino nella storia, Bowen et al. affermano che anche lui ha ragione, ma presi dall'entusiasmo sostengono addirittura che il fine della loro ricerca "è sostenere che in questo caso è il Presidente, almeno in un certo senso di primaria importanza, ad avere ragione",#2 insinuando chiaramente che sono gli economisti a sbagliare.
Per poter dare ragione al Presidente, Bowen et al. ridefiniscono la "generazione presente" intendendo coloro che hanno prestato il denaro per finanziare il progetto, e ridefiniscono la "generazione futura" come coloro i quali pagano le tasse che vengono utilizzate per ripagare il debito e gli interessi su di esso. La perversità delle redefinizioni sono nascoste supponendo che i prestatori ("questa generazione"), abbiano tutti 21 anni al momento dell'esecuzione del progetto quando prestano il denaro e supponendo che essi vengano ripagati 44 anni dopo, quando compiono 65 anni, con fondi ottenuti in quel momento da contrinuenti con 21 anni di età ("la prossima generazione"). L'onere è così spostato da "questa generazione" alla "prossima generazione".
Quel che è stato provato, se ci ostiniamo ad esprimere le conclusioni in inglese, è che è possibile spostare l'onere dai prestatori ai contribuenti o, potremmo dire, dai Rossi ai Neri. I Rossi ci guadagnano ed i Neri ci perdono rispetto a quanto sarebbe avvenuto se i Rossi fossero inizialmente stati tassati per reperire il denaro per il progetto.
L'inganno di avere i Rossi che prestano il denaro ora (così da poterli definire la generazione presente) ed avere i Neri che pagano le tasse in futuro (così da poterli definire la prossima generazione) salta agli occhi se soltanto notiamo che lo spostamento dell'onere reale del progetto dai Rossi ai Neri (come di qualsiasi altro onere) potrebbe avvenire anche al momento del progetto (o in qualsiasi altro momento) semplicemente tassando i Neri anzichè i Rossi.
Nessun economista, per quanto io sia a conoscenza, ha mai negato la possibilità di indebitarsi o prestare o tassare qualcuno invece che altri, o di qualche combinazione di queste operazioni. E se noi ridefiniamo le parole del Sig. Eisenhower così da significare solamente che queste operazioni sono possibili, allora le parole usate dal Presidente costituiscono una giusta affermazione. Ma non c'è ragione alcuna per supporre che il Presidente stesse cercando di usare alcun linguaggio se non l'inglese, e quello che il Presidente ha detto è semplicemente sbagliato (in inglese), a meno che tutti gli economisti (inclusi Bowen et al., come anche J.M. Buchanan, che usa gli stessi trucchi linguistici #3) siano assolutamente in errore.
La vera questione, ed è una questione importante, fra gli economisti ed il Sig. Eisenhower non è se sia possibile spostare l'onere (sia nel presente che nel futuro) da alcune persone ad altre, ma se sia possibile tramite il debito interno spostare l'onere reale dalla generazione presente, nel senso dell'economia attuale nel suo complesso, alle generazioni future, nel senso dell'economia futura nel suo complesso. Quello che è importante per gli economisti è spiegare al Presidente che questo è impossibile perchè un progetto che utilizza delle risorse necessita delle risorse al momento stesso del loro utilizzo, e non prima o dopo.
Questa proposizione di base è vera per tutti i progetti che utilizzano delle risorse. La questione è normalmente posta nei termini dell'onere di un progetto pubblico finanziato da debito interno detenuto dai privati; ma la proposizione è assolutamente indipendente dal fatto che il debito sia privato o pubblico. La proposizione è vera fintantochè il progetto è finanziato internamente, in maniera che non ci siano agenti esterni che sostengono l'onere presente mettendo a disposizione le risorse per poi richiedere la loro restituzione in futuro.

#1 W.G. Bowen, R.G. Davis, and D.H. Kopf, "The Public Debt: A Burden on Future Generations?" American Economic Review; L (September 1960), 701-706.
#2 Ibid., 701, where President Eisenhower is quoted as saying, "Personally, I don not feel that any amount can be properly called a surplus as long as the nation is in debt. I prefer to think of such an item as a reduction on our children's inherited mortgage," in his State of the Union Message, January 7, 1960.
#3 In his Public Principles of Public Debt (Homewood, Illinois, 1958)

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